Allevamento capre cashmere

Il nostro è un allevamento estensivo che rispetta scrupolosamente la sua metodologia. La montagna è senza dubbio l’habitat migliore per la Capra Cashmere, per il suo benessere, ma soprattutto per la sua fibra.
Le nostre capre pascolano realmente otto mesi l’anno. Sono libere tra le montagne, controllate dai nostri fidati pastori abruzzesi Rocky e Tyson e condotte al pascolo dall’insuperabile Ralf (eccezionale Borde Collie). Durante il periodo invernale sono tenute nei loro ricoveri e foraggiate con fieno locale in attesa della stagione primaverile che ci porterà nuove nascite, la raccolta della fibra e la mungitura per la nostra produzione di prodotti lattiero/caseari e per la cosmesi.
A primavera le capre vengono pettinate, per raccogliere la fibra che sara’ poi sottoposta ad analisi (clicca per visionare i certificati) da laboratori specializzati per garantirne la qualità’ e tracciabilità’ del prodotto.
Il nostro allevamento è sottoposto a controlli sanitari e annualmente vengo eseguiti i vaccini (come da certificato di allevamento indenne rilasciato dall’ASL di Avezzano), ed il loro stato di salute è sempre controllato dal nostro veterinario personale.

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Gestione
L’impegno richiesto per allevarle, fa si che si possano integrare con altre attività agricole. Lo stretto necessario in termini di strutture per la stabulazione e la lunghissima stagione di pascolo estensivo significano che si può allevare dove altre specie non possono essere utilizzate. Non devono essere allevate in stalla, ma devono essere libere di pascolare all’aperto dalla primavera, (neve permettendo), fino all’autunno inoltrato. Gli unici interventi sono la pettinatura della fibra in primavera e la mungitura a mano per il latte con delle attrezzature molto semplici alla portata di tutti.

Le Capre cashmere non sono riconosciute come "razza" ma come una "popolazione", e nella selezione genetica sono più importanti la quantità e la qualità della fibra prodotta, trasmesse da un determinato animale alla propria discendenza, del suo cosiddetto "pedigree". Non è determinante che la capra abbia giarra (pelo) lunga o corta: ciò che conta è il numero di follicoli piliferi secondari che sono i veri produttori del prezioso sottovello.

Nell'ultimo secolo sono stati creati grossi allevamenti in Australia e negli Stati Uniti, ma è soltanto negli ultimi anni che la situazione socio-economico-politica nei paesi produttori (il più importante e’ la Cina) è cambiata al punto da fare diventare interessante la produzione anche in Europa e nel nostro paese. Oltre la loro famosa fibra sempre molto richiesta, le capre Cashmere producono anche un’ottima carne a basso contenuto di colesterolo e il loro latte è particolarmente ricco di tutti gli acidi grassi naturali presenti nel latte fresco inoltre è uno degli emollienti per la cura della pelle più usati sin dall’antichità.

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La capra cashmere – soluzione consapevole e sostenibile
Una macchina da riciclaggio autoalimentata a tecnologia avanzata un decespugliatore ecocompatibile silenzioso, senza benzina e senza pezzi di ricambio, la capra cashmere è selezionata soprattutto per sopravvivere nell’estrema variabilità ambientale e climatica della montagna, protetta anche in condizioni di freddo dalle straordinarie proprietà di isolamento termico del sotto vello, “il cashmere”. E’ la capra che più si avvicina allo stato selvatico della specie e la sua gestione e allevamento è quanto mai semplice e sostenibile. Adatta specificatamente alla montagna, e quindi a terreni poveri dove graminacee e leguminose sono scarse per la maggior parte dell’anno, predilige le piante infestanti a basso fusto, mangia il degrado producendo valore aggiunto sia in termini di bonifica sia per la riproduzione del pascolo. Qui, tra i pastori delle montagne abruzzesi si dice “che dove passa la capra l’erba cresce tre volte” producendo così valore aggiunto, per l’ecosistema in termini di salvaguardia e valorizzazione del territorio. Grazie al suo brucare selettivamente, soprattutto le piante infestanti, lasciando cosi’ aumentare le piante più utili e fragili con conseguente aumento della diversità delle piante, degli insetti, degli uccelli e selvaggina, recuperando territori in modo assolutamente sostenibile senza l’utilizzo di prodotti chimici o carburanti non rigenerabili.

Antincendio e bonifica terreni
Dove le capre non riescono a eliminare la vegetazione superflua comunque la diradano e la abbassano riuscendo a contenere eventuali incendi, le capre libere di sfruttare le risorse spontanee, adottano strategie alimentari costanti e definite, ad esempio l’azione di pascolo durante l’estate è indirizzata a tre essenze: Molina, graminacea alta sino a 1,5 mt e responsabile della formazione del “paglione” (materiale fortemente combustibile), betulla pianta colonizzatrice, e ginepri, pianta che forma abusateti densi e poveri di biodiversità, nonché’ prove effettuate nel sottobosco e nello strato di vegetazione sino a due mt dal suolo hanno provato come le capre possano asportare una significativa quantità di fitomassa (anche legnosa) operando quindi un’efficace azione di pulizia soprattutto nei confronti del rovo che può consentire un risparmio notevole rispetto a interventi meccanici. Nella realtà dei pascoli montani le piante invasive per eccellenza, in grado di sottrarre estese superfici al pascolo, le capre impiegate con il sistema di pascolo confinato ed elevati carichi di pascolo si sono dimostrate in grado di ingerire quantità di massa vegetale (foglie, gemme, rametti) di questa essenza, ciò ha dimostrato che la presenza di greggi caprini è importante per utilizzare in modo sinergico le diverse risorse foraggiere disponibili in alpeggio quale completamento agli interventi meccanici di controllo degli arbusti infestanti.

Diversificazione della produzione agricola
Oltre alle differenze notevoli nella gestione della Capra Cashmere, che in pratica è da considerare esclusivamente a stabulazione estensiva, il plus valore è chiaramente la produzione di fibra ad alto valore aggiunto con conseguente creazione di tutta una filiera di lavorazione artigianale a filiera corta, tracciabile e sostenibile che crea a sua volta intorno non soltanto un prodotto ad alto valore aggiunto, ma tutta una serie di attività turistiche, agrituristiche e commerciali. Di seguito si elenca una serie di attività e produzioni che derivano dall’allevamento:

• bonifica terreni – la dove non si possano o non si vogliono utilizzare mezzi meccanici o chimici;
• attività antincendio – anche in zone più’ impervie;
• attività didattiche multiple;
• artigianato – raccolta e filiera artigianale della fibra grezza: pettinatura, cardatura, filatura, tessitura, o lavorazione a maglia- tutte attività con valore sia artigianale sia agrituristico;
• capretto da carne;
• pellame;
• mungitura latte per prodotti lattiero caseari e cosmetici;